30 novembre 2022. È una data che passerà alla storia. Non è solo il giorno in cui ChatGPT è stata resa disponibile a tutti. È il giorno in cui l’intelligenza artificiale (AI) è diventata effettivamente mainstream – e il mondo non ha smesso di parlarne da allora. Sta dominando le notizie, generando discussioni e creando più rumore di qualsiasi tecnologia nel recente passato.
Il grande quesito
Praticamente ogni cliente che incontro in questi giorni vuole sapere cosa significa e cha impatto avrà l’AI sulla propria organizzazione. Come utilizzare l’AI per migliorare la produttività e il processo decisionale? Cosa ha senso automatizzare per risparmiare ed essere più efficiente? Quale saranno le ricadute sulla forza lavoro del futuro? Quali sono le questioni morali ed etiche che l’AI porta con sé?
Una delle più importanti esperte di intelligenza artificiale al mondo, Nina Schick, conosce molto bene il potenziale impatto dell’AI sulle nostre aziende e sulla nostra vita. Il suo background è in geopolitica, un ambito dove è evidente il ruolo della tecnologia e la sua forte influenza sulle dinamiche di mercato a livello globale. Così, quando Schick ha incontrato per la prima volta l’intelligenza artificiale generativa nel 2017, sapeva che sarebbe stata un game changer, e ha fondato una società di consulenza focalizzata sull’AI generativa. Ho avuto la fortuna di incontrare Schick all’inizio di quest’anno.
La sua visione è semplice: l’AI generativa è un elemento che cambierà il futuro. ChatGPT è solo l’inizio. I risultati miglioreranno in modo significativo e cambieranno ogni attività nel mondo. Ma ciò che è importante capire è che non si tratta solo di migliorare l’efficienza all’interno dell’azienda. Cambierà radicalmente i mercati del lavoro e intere economie, il che solleva domande filosofiche molto più grandi sull’utilizzo dell’AI.
Ciò che è interessante è che l’AI stessa non è nulla di nuovo. A vari livelli di sofisticazione, è stata integrata nei sistemi che intrecciano la nostra vita tutti i giorni da diversi anni. Dall’assistenza sanitaria, alle auto a guida autonoma, dagli investimenti finanziari al marketing e dagli assistenti intelligenti ai robot di produzione, l’AI incorporata automatizza processi, ottimizza le risorse, prevede e consente di sviluppare nuovi modelli di business.
Il Game Changer
Tuttavia, l’AI generativa è un game changer. A differenza delle precedenti forme “mainstream” di AI, che principalmente danno un’etichetta e una categoria ai dati, l’AI generativa consiste nel generare o creare nuovi dati in qualsiasi formato digitale. E mentre ci siamo appena immersi in ciò che può fare, ciò che è chiaro è che l’intelligenza artificiale generativa ha il potenziale di rimodellare la società e il business in modi che stiamo iniziando a capire solo ora. Infatti, Schick prevede che entro il 2030 oltre il 90% dei contenuti online sarà “creato” dall’AI.
La paura è che lasciata incontrollata, l’AI possa diventare uno strumento per pratiche dubbie, come le fake news. O che finisca per creare un divario economico e digitale ancora più grande tra mercati sviluppati ed emergenti. Ecco perché è fondamentale che poniamo delle barriere. I regolatori stanno già rivolgendo la loro attenzione all’AI, con l’UE che sta preparando un quadro che impone a chi la utilizza – e quindi tutti noi – di farlo in modo affidabile, responsabile ed etico.
Ciò che è interessante è il modo in cui le grandi aziende tecnologiche hanno risposto all’AI generativa negli ultimi sei mesi. Stavano comunque lavorando su progetti di AI. Poi, Microsoft ha fatto un investimento di 10 miliardi di dollari in OpenAI e ha portato ChatGPT nel suo sistema operativo e motore di ricerca. Anche Google ha riorientato strategicamente, potenziando le sue capacità di ricerca AI e costruendo i propri chat bot.
SAP sta collaborando con Microsoft, IBM e altri player del settore su una serie di offerte congiunte di AI generativa per aiutare a risolvere le principali sfide di business dei clienti. Recentemente ha anche annunciato investimenti in tre startup AI – Aleph Alpha, Anthropic e Cohere.
Praticamente ogni azienda tecnologica sta rilasciando modelli in open source nella convinzione che saranno più influenti nel lungo termine perché questi modelli diventeranno una parte fondamentale dell’intero ecosistema. Si tratta di aziende che muovono i mercati e sono tutte alla ricerca di una fetta del più ampio mercato della gestione dei dati aziendali.
La domanda che le aziende si pongono sempre più spesso è come poter avere un prodotto simile a ChatGPT nella propria azienda, basato sui propri dati proprietari per i propri casi di utilizzo, come ad esempio il servizio clienti, le vendite, il marketing: tutto può avere un certo livello di automazione. Il numero di casi di utilizzo che sta emergendo è semplicemente sorprendente.
A fine settembre SAP ha presentato Joule, il copilot di AI generativa e in linguaggio naturale che trasformerà il modo di gestire il business. Joule sarà integrato in tutto il portafoglio cloud enterprise di SAP, e offrirà insight proattivi e contestualizzati.
Non si tratta quindi solo di ingegneri altamente qualificati che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa per accelerare la progettazione di componenti aeronautici. Si tratta di aziende che utilizzano i propri dati per scrivere descrizioni dei prodotti in linea con lo stile e la voce del loro brand, o per scrivere annunci di lavoro per posizioni aperte senza bias. Si tratta di qualsiasi azienda che sia in grado di eseguire dati strutturati e non strutturati attraverso un modello generativo in grado di estrarre informazioni per te. L’impatto è profondo.
Certo, le grandi questioni restano. L’AI aumenterà le mie opportunità o mi automatizzerà? Saranno entrambe le cose. Le macchine diventeranno così intelligenti che prenderanno il sopravvento e non agiremo più? Ipoteticamente questo è possibile, dice Schick. Ma non è realistico. E puntando su quella narrazione, dimentichiamo che l’azione rimane a noi. Possiamo decidere in che modo queste tecnologie saranno integrate nelle nostre aziende e nella nostra società.
«Non sono una pessimista. Perché penso che la cosa più importante sia accettare il cambiamento. E penso che la storia della nostra vita sia che sperimenteremo l’evoluzione tecnologica più importante rispetto a quanto è successo in passato. Quindi, in ultima analisi, questa non è una storia sulla tecnologia. Questa è una storia sull’umanità”, dice.
E questo è qualcosa che dovremmo tutti cercare di riconoscere.